Ultimamente si sente parlare spesso della prepotenza delle major nei confronti degli artisti. Le grandi industrie discografiche che controllano l'ormai gigantesco business che ruota intorno alla musica costringono, spesso e volentieri, i propri artisti a scendere a compromessi per non perdere il proprio contratto discografico e ricadere così nell'anonimato.
Un esempio recente è quello dei Klaxons; La band new rave inglese, dopo aver completato il proprio LP che aspettava solo di essere distribuito nei negozi, ha ricevuto un secco no dalla propria casa discografica: L'etichetta era in disaccordo su alcune parti del disco e il gruppo è stato così costretto a ritornare in studio ad incidere del nuovo materiale secondo i canoni previsti dalla major, ritardando così l'usicta di un'album praticamente già finito.
Questo, purtroppo, è solo uno dei tanti casi di prepotenza delle major, che perpetrano dei veri e propri soprusi ai danni dei tanti gruppi e artisti, emergenti e non. Un'ingiustiza alla quale, finalmente, molti iniziano a ribellarsi, come i Muse, l'ormai famosissima band inglese, che ultimamente ha avuto un acceso dibattito con la propria etichetta su come distribuire il proprio materiale:
La band capitanata da Matt Bellamy, venuta a conoscenza della decisione della Warner Music di abolire tutti i servizi di streaming gratuito come Last.fm o Spotify, hanno voluto esprimere il proprio dissenso circa la decisione presa dalla major, consapevoli del fatto di quanto le nuove tecnologie siano vitali per un mercato in grande crisi come quello della musica.
Il portavoce della band è stato il bassista Chris Wolstenholme, che ha dichiarato:
"Non pensate che sia come togliere la propria musica dalle radio? Se le band non verranno interpellate, è chiaro che i pareri che gli verranno dati saranno sempre contrastanti. Le etichette discografiche stanno mettendo queste regole per cercare di rimanere a galla, perché pensano che sia internet ad avergli fatto perdere i guadagni della vendita dei dischi. Le band invece vogliono soltanto che la gente ascolti il più possibile la loro musica, in qualunque modo possibile."
Le parole di Wolstenholme sono in perfetta sintonia con le dichiarazioni rilasciate qualche mese fa da Ed O'Brien, chitarrista dei Radiohead, due opinioni unite da un unico filo conduttore: Internet come risorsa per la musica contemporanea.
Un modo di pensare completamente in contrasto con quello delle major, che non guardano alla rete come un nuovo modo di fare musica, ma anzi la considerano una grande minaccia per il proprio giro d'affari.
Una grande differenza che porterà sempre più artisti a ribellarsi contro le grandi major, che iniziano ad avere atteggiamenti sempre più anacronistici e controproducenti per la diffusione della musica. Una vera e propria lotta sta per iniziare tra i due schieramenti. Chi la spunterà? Ai posteri l'ardua sentenza.
1 commento:
Sono una fan dei Muse da tempo e so che sono una band che non si è mai lasciata mettere i piedi in testa dalle case discografiche e che è sempre stata favorevole alla diffusione della musica sul web. Spero vivamente sia la volta buona che si liberino della Warner.
Posta un commento