mercoledì 4 novembre 2009

Recensione: Julian Casablancas; "Phrazes For The Young"


New York City. 2001: Julian Casablancas, Albert Hammond Jr, Nick Valensi, Fabrizio Moretti e Nikolai Fraiture; cinque giovani spettinati stanno per incidere il loro album d'esordio, inconsapevoli dell'impatto che avrà su un intero decennio di musica.
Quei cinque ragazzi newyorkesi erano gli Strokes, e l'album in questione è "Is This It",
36 minuti di puro rock'n'roll che influenzeranno band come Arctic Monkeys e Franz Ferdinand, dando vita ad un nuovo movimento musicale oggi conosciuto come "Indie Rock".

Siamo nel 2009: Sono passati ben 8 anni da quel disco d'esordio, gli Strokes non pubblicano un album dal 2006 e i vari componenti della band, in attesa di registrare il prossimo album, si dedicano a progetti solisti più o meno fortunati. L'ultimo di questi progetti è l'album solista di Julian Casablancas, il leader della band. L'album si intitola "Phrazes For The Young": 8 tracce per quasi 40 minuti di musica, dove l'artista libera tutte le sue idee senza che siano messe in discussione dalla band.


Si inizia con la prima traccia, "Out of the blue", che con il suo riff di chitarra e il tono basso dell'inconfondibile voce di Casablancas rimanda subito ai bei tempi di "Is this it". Un brano dal ritmo allegro e scanzonato, ma che nasconde nei testi un cuore cupo e triste; ("Somewhere along the way, my hopefulness turned to sadness, Somewhere along the way, my sadness turned to bitterness"). Un brano che potrebbe essere inserito tranquillamente nel repertorio degli strokes.

Si passa alla seconda traccia "Left & Right in the Dark": sinth in apertura, batteria elettronica e ritornello che entra subito in testa. La perfetta canzone pop ideale come singolo.

Arriviamo a "11th dimension": Primo singolo e forse il brano più controverso dell'album. Una canzone sinthpop lontanissima dal sound a cui Casablancas ci aveva abituato negli Strokes, e che ci riporta indietro direttamente alla disco music degli anni 80: Anche qui largo uso di sinth con un ritmo molto, molto catchy; Una volta ascoltata non ve la toglierete più dalla testa.

Dopo il salto nella disco music di 11th dimension si arriva a "4 Chords of Apocalypse",canzone lenta dove si notano forti influenze blues e caratterizzata dall'urlato d
i Julian e da un originale assolo di chitarra accompagnato dall'onnipresente sintetizzatore.

"Ludlow St" inizia con effetti elettronici molto orientaleggianti, trasformandosi poi in una perfetta canzone Country/Folk, fino ad arrivare addirittura ad un assolo di banjo!
Canzone abbastanza lunga (5 minuti). Si potrebbe definire come un brano di bob dylan rivisto in chiave moderna.

Arriviamo a "River Of Brakelights" canzone cupa, con un sound che riporta molto all'ultimo album degli strokes, "First Impressions of Earth". Batteria elettronica e riff di chiarra distorti. accompagnati dalla classica voce di Casablancas che va in crescendo e dà il meglio di sè nel finale. Canzone molto difficile da assimiliare al primo ascolto, o la si ama o la si odia, senza mezze misure.


Il penultimo brano dell'album è "Glass", canzone dolce, rilassante, da ascoltare distesi con gli occhi chiusi. Effetti elettronici e testi leggermente psichedelici: ("Tears will swallow you..") Riff di chitarra che inserisce perfettamente nel contesto della canzone, molto morbido. Probabilmente la migliore canzone dell'album


Si conclude con "Tourist", canzone triste e blueseggiante, sintetizzatore sempre presente ma in maniera minore rispetto alle canzoni precedenti. Nel finale c'è spazio anche per elementi orchestrali (come la tromba), che arricchiscono il brano.

In questo LP quindi l'artista reincarna perfettamente lo spirito di quella che dovrebbe essere la vera independent music, realizzando un lavoro in assoluta libertà, creativo e ricco di influenze provenienti da vari generi come il sinthpop, il blues e il folk. Un lavoro molto eterogeneo dove l'unico filo conduttore è il genio artistico di Julian Casablancas, un uomo che definirlo icona rock del decennio è un eufemismo. Un ottimo lavoro che farà sicuramente parlare molto di sè, e come tutti gli album che si rispettino c'è chi lo snobberà al primo ascolto mal sopportando la voce scazzosa di Casablancas e chi lo amerà perdutamente idolatrando il cantante all'infinito. Gusti musicali a parte, resta il fatto che questo è sicuramente uno dei migliori album dell'anno.

Voto: 8.5 su 10


Giuseppe Frattasi.

1 commento:

Motodrom ha detto...

assolutamente d'accordo! un gran bell'album!